Giornata del migrante, servono politiche di accoglienza

14 / 12 / 2017

E’ il 1972 quando un camion, che avrebbe dovuto trasportare macchine da cucire, ha un incidente sotto il tunnel del Monte Bianco nel quale 28 lavoratori africani originari del Mali perdono la vita. Nascosti nel camion da giorni, viaggiavano verso la Francia alla ricerca di un lavoro e di migliori condizioni di vita. Alla notizia di questa tragedia il Consiglio economico e sociale delle Nazioni Unite (Ecosoc) adotta una risoluzione nella quale chiede alla Commissione sui diritti umani di affrontare il problema dei lavoratori migranti. Nel frattempo, l’Ilo – Organizzazione Internazionale del Lavoro adotta la “Convenzione 143 sui lavoratori migranti” del 1975.

Ci vorranno ancora molti anni, soprattutto per l’opposizione dei paesi maggiormente industrializzati, per la “Convenzione per la protezione dei diritti di tutti i lavoratori migranti e dei membri delle loro famiglie”, che vede la luce solo il 18 dicembre del 1990 ed entra in vigore nel 2003, grazie alla ratifica del Guatemala che consente di raggiungere il numero minimo (20) di ratifiche previsto. Nonostante l’intensa attività dei paesi interessati alla Convenzione, della società civile e delle Nazioni Unite, oggi la Convenzione conta solo 51 ratifiche di paesi perlopiù originari dei flussi migratori, mentre non è stata ratificata da nessun paese ad alto reddito, né da alcun paese dell’Unione europea.

Nel 2000, proprio grazie all’azione di organizzazioni della società civile e paesi già aderenti alla convenzione, le Nazioni Unite hanno proclamato il 18 Dicembre come “Giornata internazionale del migrante” (data dell’adozione della Convenzione da parte dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite). Tutti gli anni in questo giorno si organizzano manifestazioni, iniziative e altre attività dedicate ai migranti in tutto il mondo.

Vogliamo ricordare che lo scorso anno lo Spi Cgil ha promosso una mobilitazione insieme ai pensionati della Cgt francese al confine Ventimiglia-Mentone, per rivendicare “diritti senza confine”, il diritto alla libera mobilità tra i paesi dell’Unione europea non solo dei cittadini europei ma anche di migranti e rifugiati, bloccati, spesso in condizioni disumane, da una nuova ventata di costruzioni di muri e barriere, fisiche o legali.

Ad un anno di distanza la situazione a Ventimiglia (e in altri confini che non dovrebbero più esistere) è, se possibile, ancora più drammatica, con centinaia di migranti che vogliono andare in Francia, per ricongiungersi a familiari o conoscenti, o per andare verso altre destinazioni, lasciati in condizioni di abbandono sotto i ponti e lungo le rive del fiume Roja.

Dal 1972 ad oggi, molte cose sono accadute che hanno cambiato completamente gli equilibri internazionali. Anche lo scenario delle migrazioni internazionali è totalmente mutato. Ma, mentre l’amministrazione Trump toglie il suo consenso al progetto delle Nazioni Unite per il varo, nel 2018, di un “Patto globale” sulle migrazioni, agli oltre 250 milioni di migranti per lavoro si aggiunge il numero più alto dalla seconda guerra mondiale di profughi e rifugiati, oltre 65 milioni, e molti dei governi dei paesi più ricchi voltano le spalle ai loro doveri di accoglienza. La stessa Unione Europea, con gli accordi con la Turchia, la Libia e altri paesi africani di transito, sta tradendo i suoi valori fondanti e violando in maniera drammatica i diritti umani di decine di migliaia di donne,uomini, bambini e bambine lasciati alla sola mercè di trafficanti e mercanti di schiavi e costretti ad affrontare viaggi pericolosissimi, dove molti perdono la vita.

Con la giornata del 18 dicembre, quindi, vogliamo ancora una volta richiamare tutte le istituzioni italiane ed europee ai loro doveri di umanità e giustizia per vere politiche di pace, cooperazione internazionale, accoglienza e inclusione, canali umanitari per i rifugiati e accessi legali per i migranti, nel pieno rispetto di tutti i diritti della persona, nativa o migrante.

DIPARTIMENTO
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